Si parla di elezioni anticipate, la nuova legge elettorale non c’è ma sono pronti i collegi per votare con quella che c’è.
Negli ultimi giorni dell’anno il Consiglio dei Ministri ha certificato il ridisegno dei collegi elettorali, conseguente alla riduzione del numero dei parlamentari votato con il Referendum di Settembre, per la quale NOME Officina Politica si spese per il NO.
Il ridisegno dei collegi non è un solo un atto dovuto, visto che le cronache politiche di questi giorni riportano che si stia valutando di tenere elezioni politiche anticipate in primavera. Come ci aspettavamo, e diversamente da quanto assicurato dai partiti di governo, la legge elettorale non è stata modificata, né tantomeno lo potrebbe più essere in uno scenario di possibile imminente competizione.
Con lo sguardo a Rieti, osserviamo cosa va ad accadere.
Per la Camera, avevamo un collegio uninominale convenzionalmente denominato “Rieti”, di 208mila elettori, che si estendeva a parte della riva destra del Tevere e parte della Sabina romana, i 128mila elettori della provincia ne costituivano quindi oltre il 60%; per questo candidati erano dei locali (Trancassini, Anibaldi, Angeloni).
Nel 2021 Rieti avrà ancora un suo collegio uninominale “Lazio 2 – U02”, chiamato “Rieti” perché Rieti è il più grande comune che ne fa parte. Il dettaglio è però che il collegio è ora di 438mila abitanti, includendo un’ampia zona a nord di Roma fino al Lago di Bracciano. La provincia di Rieti porta a questo collegio solo il 35% degli elettori, con il restante 65% appartenente a zone (contigue fra di loro) delle province di Roma e Viterbo.
Oltre al collegio uninominale, quello in cui i cittadini scelgono direttamente il proprio rappresentante, siamo inseriti in un collegio plurinominale, in cui conta il voto al partito, di 842mila abitanti comprendente Viterbo e Civitavecchia e in cui la provincia di Rieti pesa per il 18%. Questo collegio non è cambiato ma eleggeva 4 deputati (tra cui ricaddero Lorenzoni e Melilli) e ora ne eleggerà 3. Tutti inseriti in liste bloccate, e quindi conterà come i partiti decideranno di inserire i candidati (per i propri meriti e fedeltà) nella lista.
Meno interessante per Rieti la descrizione dei collegi del Senato, dove Rieti era già ininfluente, essendo allora inserita nel collegio uninominale “Guidonia-Montecelio” di cui rappresentava il 33% (ed in cui fu eletto un personaggio, il senatore Fusco, che neppure era di quel collegio) ed in un collegio plurinominale di 1milione200mila elettori in cui furono candidati solo 3 locali su una ottantina di candidati, peraltro in liste minori.
Nel nuovo disegno abbandoniamo Tivoli e Guidonia: il nuovo collegio uninominale del Senato coincide con il plurinominale della Camera, in cui conteremo quindi per il 18%. Mentre per il plurinominale, si passa da 4 a 6 posti, ma Rieti conterà il 5% dei 2milioni780mila abitanti.
Che considerazioni? Niente di inatteso, visto che, sfumate le promesse (e le premesse) di una nuova legge elettorale, neanche uno sforzo di fantasia ha prodotto un ridisegno dei collegi elettorali al di sopra dei confini regionali, a garantire la rappresentatività delle aree interne appenniniche omogenee. Sforzo non eccessivo, visto che, per quanto riguarda Rieti – ma non eravamo i soli in Italia-, dal 1946 al 1994 abbiamo fatto parte, con profitto, di una circoscrizione elettorale Umbro-Sabina.
E allora ci affideremo ai partiti, e solo a loro – sì, a quelli che abbiamo voluto punire -, nella scelta di rappresentanti del territorio di Rieti in Parlamento, se lo riterranno utile.